Giovanni Zava

Giovanni Zava nacque a Carrara il 12 dicembre 1901. Ancora giovane si imbarcò come mozzo su un mercantile, abbracciando ben presto le idee anarchiche. Trascorsi alcuni anni, dopo aver viaggiato e lavorato in paesi diversi, rientrò nel carrarese, dove cominciò ad impegnarsi nella dura lotta clandestina al trionfante regime fascista. Una sera del 1942, in un’osteria, Zava, assieme ai compagni Belgrado Pedrini e Gino Giorgi, disarmò e schiaffeggiò cinque fascisti. Ricercati dalla milizia, i tre ripararono a Milano dove, nel novembre 1942, vennero sorpresi da una pattuglia di polizia ad attaccare dei manifesti invitanti gli italiani a sollevarsi contro la guerra. Dopo un lungo conflitto a fuoco, i tre riuscirono a dileguarsi e, su un treno merci, raggiunsero Genova prima e La Spezia poi. Attivamente ricercati dall’OVRA, e definiti dal giornale Il Popolo d’Italia come pericolosi «malfattori e sabotatori della resistenza morale delle forze armate», Zava, Pedrini e Giorgi vennero intercettati da alcuni agenti di PS in una pensione della città ligure. Ne nacque un conflitto a fuoco che si protrasse per diverse ore e si concluse con l’arresto dei tre anarchici, gravemente feriti, e la morte di un poliziotto. Tradotti al carcere di La Spezia, nel 1943 vennero trasferiti in quello di Massa, in attesa del processo e della certa fucilazione. Nel giugno 1944, Zava fu liberato dal carcere, assieme a diversi altri detenuti, grazie ad una fulminea azione dei partigiani della formazione Elio. Nuovamente catturato ed imprigionato, il 28 luglio seguente riuscì ad evadere dal carcere di Massa. Si unì quindi alla formazione partigiana Brofferio, comandata dall’omonimo colonnello, che operava nell’alta Versilia. Partecipò a diverse azioni di guerra contro le truppe nazifasciste, in particolare scontrandosi molto duramente con le Waffen-SS dirette dal maggiore Walter Reder. Più volte ferito nel corso dei combattimenti, fu ricoverato clandestinamente nell’ospedale “San Vincenzo e San Michele” di Camaiore. Da qui, un aereo alleato lo trasportò a Messina, dove venne operato d’urgenza (estrazione di pallottole e schegge multiple). Ristabilitosi, terminata la guerra fece ritorno a Carrara. Ma il 28 agosto 1945 fu nuovamente arrestato per i fatti accaduti nel 1942 a La Spezia. In carcere gli venne inoltre comunicata un’ulteriore imputazione: quella di aver ucciso l’ex Segretario del Fascio di Genova. Nel 1949, la Corte d’Assise di La Spezia condannava Zava ad una pena di trent’anni di reclusione. Nel gennaio 1960, la Corte d’Assise di Appello di Torino dichiarava estinto il reato politico per amnistia, ma confermava la condanna a trent’anni di carcere per “cumulo di pene”. Dopo aver complessivamente trascorso ben 33 anni della propria vita nelle patrie galere, nel gennaio del 1974 Zava riacquistava definitivamente la libertà. Rientrato a Carrara, partecipò alle attività del Gruppo Anarchico “Pietro Gori” di Canal del Rio e prese parte alla costituzione, assieme a Fiaschi, Ravenna, Pedrini e Mariga, del Circolo Culturale Anarchico di via G. Ulivi prima e del Circolo Anarchico “Bruno Filippi” poi. Giovanni Zava morì a Carrara il 14 aprile 1982.

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