Troppe promesse intorno alla San Carlo.

Unione Sindacale Italiana – sezione di Carrara

Il pessimismo è una brutta disposizione dell’animo, ma l’ottimismo cieco e anche un po’ ingenuo è peggio. Sempre che di ingenuità si possa parlare.
Una decina di giorni fa, a seguito del tanto sospirato incontro tra il sindaco Pucci e la proprietà, si ebbe a leggere su un quotidiano locale (Il Tirreno, 20 gennaio 2012) che: “L’esito dell’incontro apre un concreto spiraglio nella vicenda: la disponibilità della proprietà alla ripresa della produzione è un fatto importante….”
Ma cosa era successo per motivare una simile manifestazione di gaiezza? L’amministrazione comunale era riuscita ad ottenere un incontro con la Vichi Holding, proprietaria del marchio San Carlo. All’incontro, svoltosi nella mattinata del 17, si presentò il sig. Tamburlani che si dimostrò disponibile a ogni richiesta avanzata: riprendere l’imbottigliamento e intraprendere la strada della cooperativa. Tant’è che nel primo pomeriggio si presentò allo stabilimento confermando quanto detto la mattina.
Ma già a seguito dell’incontro, l’ottimismo di cui ci si vuole ammantare in certe occasioni era venuto meno.
Due parole veloci sulla ripresa dell’imbottigliamento, nessuna, ma proprio nessuna, sulla situazione debitoria della Vichi nei confronti degli operai (TFR e tre mensilità arretrate – a oggi quattro), e solo una vergognosa proposta di cooperativa. In sostanza, il sig. Tamburlani proponeva agli operai di licenziarsi per costituire una cooperativa di lavoro a cui poi affidare il compito dell’imbottigliamento. Insomma, una bella mossa per togliersi di mezzo il fardello dei lavoratori e fuggire dalle proprie responsabilità.
Ora, se queste sono le stesse proposte discusse durante l’incontro con l’amministrazione, non vediamo proprio cosa ci sia da essere ottimisti e vedere spiragli concreti aprirsi all’orizzonte della San Carlo. Anzi, è proprio l’opposto. Le indicazioni che giungono da simili atteggiamenti fanno semmai pensare a una volontà di tirare in lungo sul problema San Carlo.
Sono passati più di dieci giorni da quell’incontro e la situazione alla San Carlo non è cambiata, la produzione non è ripresa e da quel giorno la proprietà non ha rifornito lo stabilimento di quei materiali necessari per la ripresa dell’attività. 
È decretato, la San Carlo deve morire.
Troppi sono gli interessi che girano intorno alle sorgenti e ai terreni. Le tre fonti fanno gola, lo fanno perché è un’acqua pregiata, lo fanno perché hanno una portata di tutto rispetto (30.000.000 di litri), lo fanno perché farebbero aumentare di valore qualunque azienda di imbottigliamento ne acquisisca la concessione.
La Vichi è nei guai, frode fiscale, è a rischio, e il suo ultimo interesse è probabilmente il futuro del complesso di San Carlo. Ha abbandonato tutto, disinteressandosene, probabilmente aspetta che gli operai, esausti, distrutti da una situazione di stress portato al limite, mollino: è lì che attende, fuggendo dalle proprie responsabilità.
E il paese di San Carlo, che per molto dipende dal funzionamento del complesso, è solo a combattere questa lotta.
L’acqua, anche se finora in mano a un privato, è comunque sempre un bene pubblico e l’obiettivo di qualunque amministrazione dovrebbe essere quello di farlo rimanere tale. A San Carlo questo è possibile. Lo è realizzando la cooperativa che gli operai vorrebbero fare. Ma una cooperativa seria, non quella farsa presentata da Tamburlani, una cooperativa che sia proprietaria dello stabilimento di imbottigliamento, senza il quale non potrebbe accedere alle concessioni delle sorgenti. Una cooperativa che sia vantaggio per tutti, che abbia come obiettivo la gestione oculata di un patrimonio pubblico.
Questo, però, pare non essere compreso, è c’è da ogni parte il tentativo di far fallire, ancor prima che nasca, questo progetto.
A voler essere maliziosi si potrebbe anche ravvisare un conflitto di interessi da parte dell’amministrazione nella vicenda San Carlo: le tre fonti sarebbero una fortuna per la EVAM, che vedrebbe aumentare considerevolmente la propria appetibilità sul mercato e non rischiare un ennesimo scacco come nel 2008, evitando nel contempo al comune di Massa una debacle politica, sforando il patto di stabilità, senza poi voler andare a pensare altre cose.
Poi ci sono i terreni a monte dello stabilimento. Anche lì, a voler essere maliziosi, si potrebbe immaginare qualche tonnellata di cemento con vista su quello splendido panorama che si gode da San Carlo.
Questo a voler essere maliziosi, ma noi maliziosi non lo siamo e tutto questo non lo vogliamo pensare.
Quello che è reale è la situazione attuale dei lavoratori della San Carlo, da mesi senza stipendi e senza risposte, abbandonati a loro stessi con un futuro inesistente. Quello che è reale è che esiste un’attività che potrebbe funzionare, avrebbe ordini da evadere e un enorme potenziale da sviluppare, e viene tenuta bloccata dalla cieca ingordigia dell’affarismo e della politica. Quello che è reale è che esiste un bene comune che viene utilizzato per i propri interessi e, di fatto, si impedisce che venga utilizzato in maniera socialmente corretta. Quello che è reale è la volontà degli operai della San Carlo di lottare perché tutto questo non accada e la loro tenacia e determinazione è tanta. Quello che è reale è che faranno di tutto per impedire qualsiasi sfruttamento sia della comunità di San Carlo che di un bene che sono chiamati a tutelare.
E in questo noi crediamo, ed è per questo che saremo sempre al loro fianco in questa lotta.

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