Sergio Ravenna

Sergio Ravenna nacque a Carrara il 4 giugno 1914. Cresciuto in una famiglia numerosa (4 fratelli e altrettante sorelle) di forti e radicate tradizioni operaie e anarchiche, Sergio, come il padre e il fratello maggiore Edmondo, esercitava il mestiere di scalpellino. Seguendo le orme del fratello Edmondo – il quale già dal 1919 faceva parte del circolo “Germinal”, detto anche del Piastron, uno dei due più consistenti gruppi anarchici, assieme al “Bruno Filippi”, presenti a Carrara nel corso del biennio rosso – anche Sergio entrò giovanissimo a far parte del movimento anarchico clandestino, rivelando grandi capacità organizzative e d’azione. All’indomani del 25 luglio e dell’8 settembre del 1943, la dura attività clandestina d’opposizione creò le condizioni per la formazione e lo sviluppo di un forte movimento resistenziale al nazifascismo. A Carrara sorsero immediatamente i primi nuclei di partigiani che si scontrarono apertamente con le truppe di occupazione tedesche. In una testimonianza autobiografica rilasciata al Mensile Apuo Lunense, Sergio riferiva quanto segue: «8 settembre 1943 […] così Carrara accolse quel giorno: prima che arrivassero le truppe tedesche si cominciò col disarmare i militari di guarnigione, in via Rossi, poi si passò a quelli che piantonavano il mulino di Chiari e Forti, in via Carriona. Un solo militare oppose una debole resistenza, ma fu disarmato da mio fratello Edmondo e da Romualdo Del Papa in via Caffaggio. Non ricordo il numero dei fucili mod. 91 requisiti, ma ricordo che essi andarono a fare compagnia a quelli presi il 25 luglio nella caserma Dogali e nella caserma dei carabinieri. Tutte le armi furono prese in consegna dal pellicciaio Bruno Scuffietti e, il 9 settembre, portate negli oliveti di Merlini a Vezzala, dove erano pronti una quarantina di uomini, dei quali ricordo: Grassi Marcello (Sciampin), Bragazzi (Iachelin), Vittorio Bugliani (Culon), Babboni Annibale, Macchiarini Fulvio, Molini Sergio, Giuseppe Galeotti, Scuffietti Bruno, Tenderini Vladimiro (Cotena), Gino Babbini (Tulain), Signanini Mauro, Cacciatori Alfonso, ed il sottoscritto, ecc. ecc. Sul monte d’Arma erano di postazione buoni compagni: i fratelli Beppino, Guglielmo e Inaco Viaggi, Romualdo Del Papa, Renato Macchiarini, Edmondo Ravenna con i figli, Enrico e Renato, Almo Granai (‘l Prò), i fratelli Giovanni, Renato e Inaco Del Fiandra, ed altri ancora. Il mattino del 9 settembre arrivarono le truppe tedesche che appostarono una moto sidecar vicino al muricciolo di via Capitano B. Conti, piazzando una mitragliatrice mentre il carro armato Tigre si fermò dalla parte opposta (viale Potrignano) a circa 150 metri da noi. Forse non era il caso di aprire il fuoco, ma Alfonso Cacciatori, che era fuggito da un campo di sterminio dove aveva subito ogni sorta di angherie e torture, non riuscì a trattenere il suo odio; così iniziò una battaglia che durò circa un’ora. A pochi passi da me fu colpito dal Tigre Marcello Grassi (Sciampin), i brandelli del suo corpo finirono anche nella sottostante via Carriona, e furono feriti alle gambe Mauro Signanini e Galeotti Giuseppe (Giorgio), per fortuna senza gravi conseguenze. In pochi restammo a rastrellare le armi e a fatica riuscimmo a portarle in una cava (località Valbona) dove restammo per tre giorni in attesa di notizie senza mezzi di sostentamento». Successivamente a tale scontro, Sergio Ravenna, assieme al compagno Franco Graziani, diede vita alle squadre d’azioni anarchiche e costituì le ramificazioni necessarie per inviare uomini nelle formazioni partigiane operanti in Lunigiana. Nella primavera del 1944, vennero fondate le squadre d’azione partigiana (S.A.P. – F.A.I.), la cui propaganda e guerriglia armata si dispiegavano in pieno centro storico. Il 6 maggio, Sergio e il libertario Franco Graziani lanciarono contro la caserma Dogali, dove era stanziata la GNR, una bomba, che era stata fornita loro da Morino, su commissione di Carlo Andrei; qualche giorno dopo colpirono con un ordigno la sede del Fronte del Lavoro, mentre insieme ad altri tentarono più volte di uccidere il comandante della GNR di Carrara. Sempre nella primavera del 1944, il comandante partigiano Alfredo Arata detto “Coniglio” e il suo gruppo furono condotti da Sergio Ravenna e dal libertario Giovanni Del Fiandra presso il monte Tondo dove erano collocati il comandante della missione inglese Antony Oldham e Domenico Azzari. Sergio, insieme ad altri compagni di lotta, divenne la staffetta segreta del suddetto maggiore inglese Oldham. Tra le altre attività, Ravenna si dedicò a rischiose operazioni di recupero dei lanci di viveri e di materiale bellico effettuati dagli alleati anglo-americani. Tale materiale, secondo l’abbisogna, veniva distribuito tra le varie formazioni partigiane operanti in zona, fra le quali spiccava per intraprendenza e arditezza d’azione la formazione “Elio” composta prevalentemente da anarchici: Elvio Wochiecevich (comandante), Giovanni Mariga (‘l Padovan), Belgrado Pedrini, Alfonso Cacciatori, Edmondo Ravenna, Bruno Scuffietti, Vladimiro Tenderini (Cotena) e tanti altri compagni. L’8 aprile del 1945 iniziava la battaglia finale per la liberazione della zona apuana e lo sfondamento della linea Gotica. La mattina dell’11 aprile Carrara veniva liberata: 710 soldati tedeschi furono fatti prigionieri dai partigiani e vennero poi consegnati agli alleati. Nell’immediato dopoguerra, si tenne a Carrara, dal 15 al 20 settembre 1945, il I° Congresso del movimento anarchico italiano nel corso del quale venne costituita la Federazione Anarchica Italiana (F.A.I.). Sergio Ravenna aderirà, così come fecero la maggior parte dei compagni anarchici della zona apuana, a tale organizzazione. Intorno agli anni ‘50, Sergio, assieme ad Edmondo e ad altri compagni, fondò il circolo anarchico “Pietro Gori” a Canal Del Rio. Nel 1965 si tenne, sempre a Carrara, un Congresso straordinario della F.A.I., attinente l’adozione di un nuovo patto associativo. Durante il Congresso, diversi compagni, tra i quali Sergio, non accettando il nuovo patto associativo presentato, fuoriuscirono dalla F.A.I. dando vita ad una nuova organizzazione di gruppi e di individualità denominata G.I.A. (Gruppi d’Iniziativa Anarchica), dotandosi anche di uno strumento informativo, il mensile L’Internazionale, e di una Cassa di Solidarietà per le vittime politiche. Nel corso degli anni, Ravenna si impegnerà a fondo in lunghe e dure battaglie tese a rimettere in libertà i tanti compagni anarchici detenuti, sin dall’immediato dopoguerra, nelle patrie galere, tra i quali c’erano Giovanni Mariga, Goliardo Fiaschi, Giovanni Boni, Giovanni Zava e Belgrado Pedrini. Nel 1975, Ravenna diede vita, insieme a Goliardo, Belgrado e Mariga, al circolo anarchico di via Ulivi, che fungeva anche da libreria e biblioteca. In questo stesso periodo, inoltre, il circolo “Pietro Gori” fu trasferito in via Potrignano, presso la casa di Sergio. Nel 1978, ad opera dei compagni testé menzionati, veniva aperto presso il Ponte Baroncino il circolo anarchico “Bruno Filippi”. L’esperienza del circolo “Bruno Filippi” si concluse agli inizi degli anni ‘80, e tutta l’attività di Sergio proseguì quindi all’interno del circolo “Pietro Gori”. Con la scomparsa di Sergio Ravenna, avvenuta il 27 aprile 1987, ebbe fine anche l’attività del suddetto circolo Gori.

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